Il bookcrossing a Quarto Oggiaro come pratica sociale oltre che culturale: non si incrociano solo i libri ma anche i lettori che condividono l’esperienza di una lettura, ricevono e restituiscono il significato della gratuità.
Fare bookcrossing significa lasciare libri in luoghi aperti al pubblico in modo che altre persone possano trovarli, leggerli e a loro volta liberarli altrove. Un aspetto aggiuntivo riguarda la possibilità di contrassegnare i libri con codici, timbri o etichette in modo da conoscerne la provenienza e poterne seguire il percorso nello spazio e nel tempo.
Il termine è composto dalle parole book e crossing, che potremmo tradurre con incrocio, o scambio, di libri. A incrociarsi in questa pratica non sono solo i volumi, ma anche i lettori che condividono l’esperienza di una lettura, ricevono e restituiscono il significato della gratuità e costruiscono insieme una comunità che non si vede, eppure esiste.
Il bookcrossing ha origini lontane nel tempo ma prende questo nome solo nel 2001, quando lo statunitense Ron Allen Hornbaker fonda il sito bookcrossing.com, stabilendo modalità che saranno poi adottate o reinterpretate in tutto il mondo. In seguito, la parola “bookcrossing” entrerà nell’uso comune con una diffusione tale da farla comparire, nel 2004, nel Concise Oxford English Dictionary.

Libri liberi e gratuiti: cosa possiamo imparare dal bookcrossing
La pratica del bookcrossing, nelle sue diverse sfumature, favorisce innanzitutto la lettura in un Paese come l’Italia in cui poco più del 40% delle persone finisce almeno un libro all’anno. E ad approfittare di questa possibilità può essere chiunque: anche chi, per qualsiasi ragione, non ha molte occasioni di trovarsi a contatto con i libri.
I libri – chi già li ama lo sa – aprono la strada a conoscenze, incontri, prospettive inaspettate: lasciare un libro a una catena di sconosciuti è un’azione che potenzialmente può innescare un cambiamento, una sorta di effetto domino fatto di pagine e storie.
Proprio in questi mesi un progetto che vede il libro protagonista è in essere a Quarto Oggiaro, nella periferia nord di Milano. Il progetto si chiama Per un Quarto di libro ed è finanziato da Fondazione Cariplo e gestito da diverse associazioni non profit del territorio milanese: Fondazione Arché, Nivalis Cooperativa, Ambiente Acqua Onlus, Associazione Errante e Associazione Le Nius. Tra le sue attività ha proprio un bookcrossing che si trova già per le strade del quartiere. Ne parliamo con Pietro Porro, collaboratore dell’Associazione Ambiente Acqua.
Come funziona il bookcrossing a Quarto Oggiaro?
Quello che facciamo è raccogliere libri da associazioni e privati che li portano nella nostra sede, una specie di magazzino-libreria affacciato su una strada del quartiere. Ne arrivano veramente tanti, li dividiamo sommariamente per età di riferimento e genere letterario. Lo spazio non è molto grande, ma si riempie e si svuota in modo abbastanza equilibrato, anche se talvolta esplode…
Oltre all’apertura del nostro magazzino abbiamo installato delle casette in legno dedicate al bookcrossing sparse per il quartiere di Quarto Oggiaro: sotto alle case popolari, vicino alle scuole, alle biblioteche, agli orti… In certi casi abbiamo fatto delle presentazioni, in altri casi le abbiamo fatte semplicemente comparire.
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